lunedì 2 marzo 2009

non si vede la fine, non è crisi: è incertezza, indeterminazione

Sto cercando da diversi mesi di capire come si potrebbe affrontare la crisi. All'inizio mi sono convinto che nei momenti di difficoltà nascono le migliori idee e l'uomo riesce a dare il meglio di sé. Ne resto convinto, perchè credo di essere molto avanti con la percezione della realtà rispetto ad una moltitudine di persone che ignora il proprio futuro.
C'è un grosso ostacolo all'inizio dei meccanismi di recupero, di cambiamento, di inversione di ciclo:
per molti è la crisi degli altri, pensano che non li riguardi, perchè non hanno danni diretti, tangibili , immediati che gli facciano percepire la gravità del momento economico. Vivono con un distacco quasi surreale il loro avvenire, in questo abilmente guidati dalla mano visibile dell'informazione di regime.
A volte mi viene ancora il dubbio di stare sbagliando, ma a ricredermi ci metto un attimo. Mi basta affontare una giornata di lavoro, contatti, relazioni e arrivano conferme ad un quadro indefinito, un modello mai teorizzato. La crisi sta accelerando, siamo a dei livelli borsistici del 1995 (non ditelo ai tg, sono rimasti al 2003), e la cosa che fa più timore è che siamo precipitati a dei livelli non sostenibili e continuano a fioccare pessime notizie, le peggiori non si sono ancora sentite e forse gli faranno un bel vestito di salvataggio, quando finalmente si arrenderanno all'evidenza. Tre quarti delle istituzioni finanziarie mondiali sono in bancarotta tecnica e non lo dicono, o meglio non lo possono dire, fino a che restisteranno continuerà l'incertezza con valori veramente insignificanti per i titoli azionari. Da ex-operatore di mercato, mi sembra di vedere tante piccole parmalat, quando tanti risparmiatori continuavano a pensare che non potesse fallire, ed era un mese che si parlava in modo chiaro di epicurum, litigavo con i clienti per non comprare le azioni e me la sono seguita da 2,35 a 0,15. Tanto ci ha messo prima di sparire, in qualche mese, dalle tasche di diversi investitori. Oggi Parmalat, è un'impresa sana con un pò di cassa, che affronta meglio un periodo di incertezza. In questo caso la pulizia ha fatto bene. Dire che il quadro attuale sia domianto dall'incertezza, non rende l'idea, mi sento di aggiungere che la combinazione attuale di diversi elementi che caratterizzano i cicli economici non si era mai supposta. Di qui viene la difficoltà di immaginare uno scenario, anche solo a breve termine. Si leggono articoli di pseudo economia che lanciano anatemi di inflazione, è perchè stan pensando alla massa del debito federale e delle famiglie usa, e al rimedio per neutralizzarlo. E' un errore considerare un solo elemento per determinare lo scenario futuro, è la combinazione che determina lo stato delle cose. Ancora una riflessione, tra i tanti rimedi messi in atto dai governi, non arrivano risultati, probabilmente perchè l'entità non è adeguata, e la vera situazione sottostimata. Solo i tassi d'interesse sono diminuiti, ma, a parte i mutui a tasso variabile, il margine d'interesse è rimasto imbrigliato nelle fitte maglie delle reti delle banche, cosa gravissima per la ripresa del credito e la ripartenza delle attività economiche.